di Flavio Ferraria
La retorica calcistica ci ha da tempo abituati a definire
questa sfida come il Derby Elvetico, con buona pace di altre partite che
potrebbero essere considerate (a buona ragione) alla stessa stregua. Ma è
chiaro che la spinta a percorrere, anche dialetticamente, le strade consuete,
ci porta a collocare questa sfida in una dimensione diversa dalle altre: c’è
sempre qualcosa di epocale, un fascino che va oltre il tempo o si rinnova con il tempo. Due
squadre leader all’interno dei confini nazionali, ma protagoniste anche sul
palcoscenico continentale.
A volte contemporaneamente, altre volte alternandosi.
L’appuntamento del St. Jacob ha il fascino di una storia che si rinnova, ma non di una cronaca che può cambiare il suo
corso. Il Basilea ha confermato di essere il più bello del reame, lo Zurigo è
andato avanti a corrente alternata nel 2012, poi l’arrivo di Meier solidità
difensiva e convinzione dei propri mezzi.
D’altro canto, i programmi iniziali
erano diversi: i renani cercavano conferme dopo il trionfo dello scorso
anno, Canepa la ricostruzione. La lontananza in classifica rende in qualche
maniera più scoppiettante (e avvincente)
il Derby soprattutto fuori dal campo. I tifosi dello Zurigo divisi sulla loro
squadra: vincere o perdere? Fare un favore agli “odiati” cugini oppure battere
gli “odiati” nemici? Il fascino del derby di Svizzera è anche questo, un
equilibrio complicato tra sogni e realtà.
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