
A volte - anzi spesso - è bello mantenere l'indipendenza per poter scrivere liberamente quello che si pensa. Qualcuno avrà la possibilità di farlo ugualmente per un parco di utenza più appetibile e numeroso del nostro. Qualcuno non potrà farlo per rispettare gli ordini di scuderia. La notizia della nomina di Livio Bordoli alla guida del Bellinzona ha sorpreso soltanto chi segue il calcio da una visuale di periferia. Ci sono stati alcuni passaggi chiave nelle dimissioni affrettate del tecnico - lo scorso anno rilanciato dal FC Chiasso dopo la mezza bocciatura dell'esperienza a Mendrisio - che non hanno assolutamente convinto. Passaggi che condannano in prima istanza un professionista serio che mai nella sua carriera ha manifestato così tanta superficialità nel motivare una propria scelta. E' destino del FC Chiasso quello di non essere poi tanto diverso dal calcio svizzero. La concessione di una chance per lavorare in un ambiente sano, tranquillo e senza pressione per poi salire sul trampolino più alto dal quale lanciarsi nel vuoto.
Cosa che Bordoli ha scelto di fare prima ancora di conoscere le intenzioni del miglior club attualmente sulla piazza in Canton Ticino. A Bellinzona - lunedì 15 luglio - il tecnico sarà ufficialmente presentato alla stampa. Non si sa da chi. Non si sa con quale progetto. Lo scopriremo presto. Il sentiero tracciato da Raimondo Ponte con i suoi eletti non sembra essere di buon auspicio. E qui ci fermiamo, perchè andare oltre sarebbe ingiusto. Scorretto nei confronti di una piazza che non ha colpe su quanto accaduto. Che ha fame di calcio e può ritenersi orgogliosa di avere alla propria guida per il secondo anno consecutivo il miglior allenatore lanciato dalla Challenge League l'anno precedente.
DP
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