
Capiamo perfettamente che sia una questione di soldi. E’
stata per una questione di soldi la rottura tra Livio Bordoli ed il FC Chiasso.
E’ stata una questione di soldi – lo ha chiarito Angelo Renzetti ai microfoni
della RSI – se alla fine il Lugano ha preferito Salvioni (“Troppo onerosa la
richiesta di Bordoli del volere a Lugano uno staff tecnico di sua fiducia”) a
colui che da ieri è poi comunque finito al timone del club bianconero. E’ stata
una questione di soldi se alla fine Bordoli ha colto al volo l’opportunità di
avere un guadagno che gli consenta di mantenere la famiglia. Capiamo
perfettamente. Anche noi lavoriamo per uno stipendio. Quello che ci differenzia
dai professionisti del settore sportivo è che di norma ci teniamo dentro le
considerazioni e non ci viene facile spandere merda sulle aziende che ci
consentono di mantenere famiglia. Quello che non capiamo, e probabilmente non
capiremo mai, è il motivo per cui gli allenatori siano così irrazionali quando
si tratta di essere riconoscenti ai propri datori di lavoro.
C’è chi spande sterco
sulla Svizzera per andare in Belgio e poi torna in Svizzera accusando il
Belgio. C’è chi, invece di essere grato a chi gli ha offerto l’opportunità di
allenare in Challenge League senza averne le referenze, preferisce andare alla
corte delle TV da gossip per accusare senza un minimo di vergogna un settore al
quale non meriterebbero di appartenere. Quello poi ancora più irrazionale, è il
fatto che nonostante tutto, quelli come noi, continuano ad andare allo stadio.
Continuano a scrivere ed a leggere. Ma è forse questo uno dei punti sui quali
si dovrebbe discutere quando si parla - a ragione - della crisi calcistica
ticinese. E certo, perché poi sono sicuramente più razionali quelli che si
sentono presi per il culo e che alla fine non trovano più una sola motivazione
ragionevole per andare allo stadio, per avere una squadra del cuore e per
stimare qualcuno che prima o poi si rivelerà bugiardo ed incoerente. La
lezione, ancora una volta, arriva da dove meno la ci si aspetti. Nella specie,
da Locarno. Piazza dove da anni – indipendentemente dai risultati – si lavora
con una precisa filosofia. Cosa che è stata di casa a Chiasso prima della scelta
di affidarsi agli ospiti fissi di TV da gossip. Cosa ancora molto lontana da
Lugano dove sembra proprio non andarne bene una. Ci fermiamo qui. Convinti di
aver chiarito abbastanza chiaramente cosa non ci piace, auguriamo al nuovo
allenatore del FC Lugano di togliersi le soddisfazioni che (secondo lui) non
avrebbe potuto dargli il Chiasso e che (nonostante lui) non è stata in grado di
offrire la sfortunata piazza di Bellinzona. (RCH)Etichette: Challenge League, Livio Bordoli, Lugano, Opinioni e Interviste