CL: ancora un po' di riflessioni sui guai del Chiasso


di Davide Perego

Sembra banale ricordarlo, ma non sono uno che scrive per soldi. Non percepisco alcun guadagno e nemmeno vantaggi di alcun tipo portando avanti tra mille difficoltà il progetto CHalcio. Premessa fondamentale soprattutto perché il numero di visite quotidiane sul nostro blog ha oramai raggiunto abbastanza stabilmente le mille unità. Merito dei collaboratori, dei giocatori e degli allenatori che ci danno una mano. Merito di qualche ufficio stampa che si ricorda di noi anche quando non ne ha bisogno. Merito di chi ci ha concesso l’opportunità di pubblicare anche qualche foto non nostra. E adesso – ricordando anche che non mi piace scrivere per me stesso – volevo fare alcune considerazioni che mi stanno a cuore sul FC Chiasso e sul sin qui disastroso primo quarto (ormai abbondante) di campionato. Mi si perdoni se vedo le cose diversamente da altri, ma nel farlo si consideri anche che sono un simpatizzante della squadra rossoblu. Pregio o difetto – quello di ricordarlo a chi leggerà – che altrettanto sportivamente chiedo sia accettato, soprattutto dal momento in cui non mi sono mai vergognato di renderlo pubblico.
E allora – a fronte dell’ennesimo capitolo negativo scritto sabato sera al Comunale – mi è sembrato il caso di fare qualche considerazione. Continuo a leggere la rosa della prima squadra e continuo a non capire quali possano essere i problemi di un gruppo che analizzato nei propri singoli ha poco o nulla da invidiare a quelli avuti a disposizione da Ponte e Bordoli nelle ultime ottime stagioni.


Il vero appassionato potrebbe spendere un po’ di tempo per fare un bel confronto tra gli undici scesi in campo contro il Wohlen e quelli della squadra di Sesa. Nel calcio – è vero – non tutti possono permettersi di vivere di rendita. Un Gaston Magnetti che non segna – tanto per fare un esempio - è un giocatore poco utile. Poco importa scavare sul perché non segna o ricordare che ha sempre segnato. Così come non possono essere valutate in proporzioni così incidenti le partenze di Dudar, Pimenta e Maggetti. La squadra messa in campo da Komornicki contro il Wohlen è parsa mancare fondamentalmente in determinazione. Si possono attribuire valori diversi anche a questa, ma nel caso specifico intendo per determinazione quella che non ti fa sbagliare un facile controllo di palla nel bel mezzo di un quattro contro due. Quella che non ti fa sbagliare un banalissimo giro palla permettendo all’avversario di trovarsi sul piatto d’argento una palla goal. Situazioni che a Chiasso sono invece diventate “normali”. Non è e non vuole essere un appello nostalgico, ma se in campo non ci sono più i Croci-Torti, i Reclari, i Maggetti o i Carrara lo si sente eccome. E’ proprio sulle palle sporche, è proprio quando manca il fiato e serve trovare dentro di se l’ultima motivazione necessaria per superare la difficoltà che questa squadra sembra smarrita. In questa Challenge League quasi tutti i valori sono sin qui stati chiariti. Sappiamo bene che il mercato invernale potrà stravolgere i contenuti del torneo (sempre che vi siano ancora soldi da spendere bene), ma sappiamo anche che il tempo corre veloce e le motivazioni aumentano o diminuiscono in funzione dei risultati. Perché è normale che lo sia in un torneo a dieci squadre. Non prendiamoci per i fondelli. 


La differenza tra squadre costruite per puntare alla promozione come potrebbero esserlo Vaduz e Servette (le uniche che lo abbiano apertamente dichiarato) sono inarrivabili se non nel caso specifico di novanta minuti e di un confronto solo. Squadre attrezzate per stare in alto come Wil e Sciaffusa giocano un calcio anni luce diverso da quello del Chiasso. Bienne e Winterthur (gli zurighesi con i tanti problemi dovuti ad una stagione piena zeppa di infortuni) hanno una continuità al momento impensabile per il Chiasso. Le squadre di Zaugg e Kuzmanovic non sono state sin qui tradite dai “cavalli” sui quali hanno puntato il loro denaro. Il Chiasso si. E la differenza sta proprio tutta lì. E per riagganciarmi a quanto scritto prima, nessuno vieta al Chiasso di far tre punti e ridicolizzare ad esempio un Bienne che avrebbe potuto invece spaventare. Il campionato è quindi chiaramente spaccato in due da valori sin qui chiari e credo incontestabili. Wohlen a parte, non restano che le squadre ticinesi. In rigoroso ordine alfabetico: Chiasso, Locarno e Lugano. Sin qui – ne ho già scritto abbondantemente – la squadra di Maccoppi si è rivelata un osso duro per tutte. Rosa alla mano, niente di meglio rispetto a quanto disponibile a Chiasso. Solo meno attenuanti da chiamare in causa. Chi non è in condizione non gioca. Chi non si impegna non gioca, indipendentemente dal proprio nome. Chiedere a Maccoppi. In campo danno tutti l’anima e dietro l’anima ci sono quei punti in più che le bianche casacche hanno conquistato rispetto al Chiasso. Lugano credo sia un caso a parte. Non conosco abbastanza bene i problemi della squadra. Credo sia stato un errore proporre a Bordoli un contratto così lungo, ma ho sempre sostenuto che la strada giusta sarebbe stata quella di lasciar lavorare in pace Morandi per cui valuto un errore dopo l’altro quelli che hanno contribuito a portare i bianconeri in questa situazione. La differenza rispetto al Chiasso è però quella che il Lugano gioca a calcio anche se in quanto a determinazioni non è che la squadra sia messa molto bene. 


Se al Chiasso mancano il giocare a calcio e la determinazione, a Lugano possono andar fieri di possedere almeno la prima qualità. E’ presto per dirlo, ma se il Chiasso non riesce a portare a casa una vittoria come quella di sabato, contro la peggior squadra del torneo, avanti 2-0 a dieci minuti dalla fine, diventa difficile poi sperare di andare a fare risultato contro sei delle altre otto squadre. E’ presto, ma al momento non è ipotizzabile prevedere nel breve cambi di direzione. Anche perché, dopo il match da paura del Lido, il calendario comincerà a farsi davvero impegnativo. Illudersi che la strada intrapresa sia quella giusta potrebbe essere un errore. Rivedere la posizione di qualche elemento e chiedere spiegazioni a chi l’ha voluto in squadra potrebbe essere un punto di partenza. Spiegazioni che qualche centinaio di super tifosi vorrebbe e che qualcuno ha già chiesto immediatamente dopo la fine della partita con il Wohlen. Cuore e voglia di giocare a pallone sono le uniche caratteristiche che in questo momento possono essere utili alla causa. Insistere con giocatori che fino ad oggi non hanno mostrato di possederle è un errore. E mi si consenta di essere stufo di difendere giocatori inutili che si trascinano in campo senza dare alcun contributo. Perché in campo si va in undici, soprattutto se sei il Chiasso che sei.


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