di Davide Perego
Ne abbiamo già scritto. Qualcuno si è offeso e ci ha mandati a fare in culo. Noi però torniamo volentieri sull'argomento. Non fosse altro perchè su questo blog - giusto o sbagliato che sia - nessuno scrive per guadagnare soldi. Tanto meno per cercare consenso popolare. Ancor meno per necessità. L'argomento, particolarmente di moda, è quello della profonda crisi nella quale versa il calcio ticinese. Un movimento che non riesce a dare giusto peso a quanto di buono ne esce da una gestione tecnica dei settori giovanili, ma anche delle prime squadre, che invece non denotano affatto sintomi di depressione, non fosse per carenze gestionali che poi sfociano nei casi limite a provocare gli irrimediabili danni che hanno coinvolto ad esempio l'AC Bellinzona. Più che altro il Ticino calcistico sembra continuare a soffrire di mancanza assoluta di comunicazione. Servirebbero investimenti maggiori per far conoscere meglio il lavoro delle società. Il programma che accompagna la crescita di un ragazzino. Servirebbe che tutte le società fossero dotate di un sistema di comunicazione almeno sufficiente.
Invece continuano le figuracce. Quelle di non fornire un risultato ai mezzi di informazione. Quelle di non avere o di non sapere aggiornare un sito internet. Si pretende da quelli come noi - gente che ha un lavoro vero con cui fare i conti - di andare a colmare i vuoti dei professionisti, degli addetti stampa, degli appassionati come noi che però operano con tempistiche chiaramente differenti dalle nostre. I mezzi di informazione viaggiano nel caos totale e solo raramente si può cogliere qualche segnale di risveglio. Diciamo senza paura di essere smentiti che il Cantone stesso viaggia sportivamente e culturalmente in una direzione contraddittoria. Si prenda ad esempio un giornale di fama anti italiana (quello che un paio di anni fa mi chiese una collaborazione salvo poi rivedersi dopo aver presentato la mia cittadinanza) che offende senza un minimo di documentazione tutto quanto sia il made in Italy, ma poi non si vergogna di dedicare più spazio alla Serie A che non alla Challenge League, non si vergogna di recensire musica italiana e cinema della penisola. La scorsa settimana, un altro giornale ticinese ha dedicato più spazio alla vittoria di Marcello Lippi con una squadra cinese che non al posticipo di Challenge League tra Chiasso e Vaduz. Sintomi di smarrimento che si estendono alle pagine vuote del lunedì perchè le società non comunicano i risultati e nemmeno si preoccupano di avvisare se una partita sia stata sospesa o rinviata. In tutto questo circo di colpi bassi l'appassionato si rompe le palle e si dedica ad altro. Cosa che probabilmente prima o poi faremo anche noi, delusi dalla mancanza di entusiasmo da parte dei protagonisti stessi. Delusi da questa commistione di indifferenza con la quale vanno a braccetto stampa e società. Gli argomenti sarebbero tanti. Cominciano a scarseggiare gli interessati. Cominciano ad aumentare sensibilmente quelli che la sezione sport la saltano senza leggere. E' un dato sul quale si sarebbe dovuto riflettere già da tempo. Invece, l'impressione è quella che si cerchi solo ed esclusivamente un posto sull'aereo che andrà in Brasile. Senza passione e senza cultura. Poi non si pianga se una partita di Challenge League si gioca di fronte a duecento persone reali. Si perchè, metà delle quali addetti ai lavori.
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