Riflessioni filosofiche sul calcio svizzero



di Pierluigi Tami

Da qualsiasi parte la si guardi, la storia recente del calcio svizzero è una storia di successo. Un punto di vista valido sia in Svizzera, sia all'estero. Perché la crescita di qualità della formazione nelle nazionali ha coinvolto anche i club, che hanno compiuto notevoli passi avanti nel panorama europeo. Tutto questo grazie ad importanti investimenti economici e all'allargamento del professionismo. Oggi nel calcio d'elite, a partire da 14 anni i ragazzi sono seguiti da allenatori professionisti. E questo vale in Ticino, così come a Basilea o San Gallo. Dove i giovani sono anche inseriti in strutture di ottimo livello. Dal 1999 questa formazione segue una sua filosofia ben precisa, seguita da tutti e 13 i partenariati che compongono la struttura del calcio svizzero d'elite a livello giovanile. Si tratta di linee guida che definiscono in modo preciso il calcio elvetico. Il "come" vogliamo giocare. Un aspetto essenziale, che ha conseguenze dirette sull'allenamento, il momento dove si inizia concretamente a tener conto di questa filosofia.
Ci si interroga, insomma, su che tipo di calcio vogliamo giocare. Offensivo o difensivo? E secondo quali principi? Da questo ragionamento si parte per toccare tutti gli elementi che compongono il gioco. Siano essi tecnici, tattici o atletici. Visto che dal 1999 al 2013 molto è cambiato, si tratta ora di riposizionare questi principi "filosofici". Non si tratta di rifare il calcio, quanto di dare una rinfrescata alla filosofia che ha fatto la fortuna del calcio elvetico in questi anni. Cercando soprattutto di capire cosa va puntualizzato, facendo poi passare il messaggio attraverso istruttori, allenatori e formatori, affinché il calcio svizzero parli una stessa lingua. LEGGI IL RESTO

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