Editoriale 2014


Inizia il quarto anno solare di vita per CHalcio. Si è soliti scrivere che il secondo disco, piuttosto che il secondo film o il secondo anno da professionista di un qualsiasi artista sia quello più difficile. Nel nostro caso, è fuori discussione che il 2014 rappresenterà un banco di prova in grado di stabilire la reale necessità di continuare a tenere in vita questo “prodotto”. Chi non si è accorto che anche il panorama mediatico ticinese – da sempre in ritardo rispetto alla concorrenza – abbia investito nell’on line merita tirata d’orecchie per distrazione. Un investimento che ha portato un po’ di virtuale freschezza anche nel mondo del calcio cantonale. Virtuale, perché mancano pur sempre gli approfondimenti e la linea è chiaramente quella di lottare per arrivare per primi sul traguardo della notizia. Anche a costo che questa non sia ufficiale. Cosa questa che non ci riguarda e non ci è mai interessata, grazie al fatto di non essere sponsorizzati. Sarebbe tuttavia bugiardo scrivere che avrebbe ancora un senso raccontare di partite non viste o di futuribili scambi di giocatori. Lo sanno fare (molto) bene i professionisti del settore e sarebbe del tutto inutile spendere energie per “scopiazzare” il lavoro di chi a sua volta specula sul live agendo telefonicamente con i protagonisti. Aveva un senso farlo nel 2010 quando di una partita di Challenge League era già impresa poter disporre di qualche (video) sintesi speculativa.
Oggi, chiedere ad un collaboratore di raccontare Wohlen – Locarno – senza averla vista – non avrebbe alcun senso. Molto più leale non scriverne oppure lasciarsi andare ad un commento “tecnico” sul risultato. Pare che la massa preferisca di gran lunga concentrarsi sui pettegolezzi di mercato ai quali la stampa dedica più spazio rispetto all’analisi di un risultato. La massa sembra interessata a sapere con chi va a letto un calciatore, trascurandone poi meriti o demeriti professionali. E' il giornalismo di questi tempi. Giornalismo d'importazione che può anche piacere ma che non tocca le corde del cuore. E allora, scrivere che Hajrovic possa finire al Galatasaray per consentire al GC di tappare il buco, che Mathys sarebbe desiderio del FCZ, che non rinnoverà con Chikhaoui e Kukuruzovic, che Murat sia diventato oggetto di contesa tra grandi club, sarebbe del tutto inutile. Saremmo la copia di una copia che poi nella maggior parte dei casi si chiama Blick. Meglio (forse) approfondire le dichiarazioni di Cassio, il giocatore del Thun che ha accusato il governo brasiliano di spendere quattrini per l’organizzazione di un Mondiale e di fottersene se ci sono 10.000 persone senza tetto vittime di quelle inondazioni che da 90 anni a questa parte non si erano viste così violente. Il punto è che in questo momento, scrivere solo per se stessi, punto di partenza del nostro lavoro, è diventato difficile. La comunità di Chalcio, che tutto ottiene ma nulla da (giusto per essere schietti), pretenderebbe di ricevere un prodotto professionale che dia amplificazione a tutti i temi che vanno dalla nazionale alle leghe minori. Non fosse stato per l’ingresso nella nostra squadra di Luigi Badone, avremmo fatto davvero fatica ad essere ancora presenti. Perché (giustamente) il “lavorare” senza un minimo di rimborso non interessa. Così come non interessa un approfondimento su Basilea – Young Boys ne tanto meno su Vaduz – Servette. Interessa invece (e molto) il calcio regionale, ma è chiaramente difficile se non impossibile, raccontarlo con cronache diverse da quelle che ci forniscono gli addetti stampa delle società (che ringraziamo). Cronache spesso oggetto di lamentele o proteste da chi non le condivide e sulle quali non abbiamo argomenti per poterci schierare. E così l’idea è quella di tenere in vita Chalcio, con i sempre graditi contributi delle società che continueranno a collaborare, limitando però le pagine ad approfondimenti non forzati e relativi esclusivamente ad episodi toccati con mano. Sarà nostra cura approfondire le argomentazioni fornite dalle classifiche, ma non sarà più possibile tradurre in lingua italiana quanto accaduto sui campi delle leghe minori, a partire dalla Promotion.  Troppo tempo necessario con rischio di non farcela, creando inoltre inutili incomprensioni con chi si sente trascurato. Apriremo maggiormente alle società che vorranno offrire collaborazione e saremo più dediti alle interviste con i protagonisti del calcio regionale. Questo è quello che ci sentiamo di garantire per l'anno che verrà. Che sarà un anno denso di appuntamenti che contano davvero e che faremo il possibile per raccontare con parole nostre. (DP)

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