Il giornale della domenica - tra l'altro senza un minimo accenno al derby del "Riva IV" - metteva oggi in risalto l'amore smisurato dei ticinesi per l'hockey. Un amore di massa. Senza tempo e senza confini. E ci sarà anche un motivo se alla fine sempre di quello si va a scrivere. Perchè piaccia o non piaccia, se l'hockey attrae più del calcio i motivi saranno molteplici. Uno di questi è da ricondurre oggettivamente alla modesta qualità delle squadre ticinesi di calcio. Chiara e limpida dimostrazione lo è stata la partita di questa sera che ha visto il Chiasso prevalere di misura nei confronti del Lugano. Avrebbero potuto esserci diversi (buoni) motivi per assistere ad una bella partita. Gli oltre 2000 presenti lo avrebbero anche meritato. Invece, la solita routine di gioco sporco, ostruzionismo ed errori tecnici di base. Difficile se non impossibile per l'omino delle highlights ritagliare qualcosa di diverso dal rigore trasformato con freddezza da Regazzoni e da qualche mischia che ha preceduto il goal annullato da Bieri al Lugano.
Il Chiasso mangiacaviglie è uscito tra gli applausi scroscianti del pubblico amico. Sette punti in sei partite sono un bottino generoso per la squadra di Zambrotta che sa difendersi discretamente, ma che dalla metà campo in su non riesce nemmeno a creare un po' di confusione. E oggi è andata già molto meglio del solito, soprattutto nella ripresa. Le vittorie accendono le emozioni. tanto più quelle di un derby al quale ci si arriva con tre sconfitte consecutive indigeribili. Le emozioni alterate provocano comunque reazioni strane nell'essere tifoso. Non si spiegherebbe diversamente la standing ovation nei confronti di Gaston Magnetti - diventato indifendibile anche per noi che lo abbiamo sempre salvato - altrimenti uscito tra una meritata bordata di fischi in situazione di risultato differente. Difficile conciliare la gioa del successo con l'analisi oggettiva di una squadra - il Chiasso - che non sa offrire gioco gradevole e che sta in piedi grazie ad un Regazzoni fuori categoria davanti e ad un Djuric invalicabile dietro. Che poi Felitti si sia ripreso il suo posto è conseguenza della modesta presentazione di Sembroni, che Reclari non sia all'altezza di Diarra è fatto molto discutibile e che Baldovaliev non trovi minuti nella giornata in cui Gaston tocca il fondo è indice di preoccupazione. Ci sono (forse) troppi stranieri. E pochi all'altezza. E' un dato sul quale discutere. Da una parte e dall'altra. Perchè il Lugano - che ti aspetti pimpante dopo averne rifilati cinque allo Sciaffusa - offre qualcosa di sufficiente soltanto nella ripresa. Il solo Rey non può più bastare e anche oggi ne ha fatte davvero molte per tenere in vita i compagni. Pacarizi vale il Gaston Magnetti latitante. Sabbatini resta un oggetto (super) misterioso, le novità Barboza e Cortelezzi sono ancora da valutazione e la panchina è più corta che mai. Approfondire qualcosa sulle palle ferme calciate (male) da Di Gregorio sarebbe gettare benzina sul fuoco. E allora, vittoria per il Chiasso che fa un gran balzo avanti in classifica ma che dovrà forzatamente migliorare per contrastare la sempre pericolosa illusione di sentirsi troppo bravo. Il Lugano deve invece diventare un po' più umile. Non tutti sanno mangiare le caviglie dell'avversario e sono troppi quelli che giocano in pantofole. Bordoli ne avrà anche per la terna arbitrale. Su qualcosa avrà ragione e su altro no. Anche il Chiasso però non è stato particolarmente agevolato da alcune decisioni. E quindi potremmo essere pari. La differenza l'hanno fatta voglia di non perdere e determinazione. Qualità questa sera più consone ai rossoblu. (dp)
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